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Dimmi come parli e ti dirò chi sei…; il dialetto o meglio le espressioni locali indicano una precisa identità territoriale. C’è chi ricorda che qualche decennio fa gli scolari che usavano in classe il dialetto venivano puniti dalle maestre dietro la lavagna, o peggio in ginocchio sopra i ceci; la mia brava maestra delle elementari ci faceva pagare 5 lire per ogni parola che dicevamo in dialetto, ed il gruzzoletto che si riusciva a realizzare (quelli che contribuivano maggiormente erano i ragazzini delle case popolari di San Vito) veniva utilizzato per le nostre recite scolastiche.

In tanti, anche sui social network, creano gruppi o pagine per dibattare su come e sul perché di parole e frasi dialettali. Ad esempio il successo nella nostra città dello spettacolo “Conzativicci”, o il sito e gli interventi anche quelli teatrali di Nunzio Scalercio, sono senza ombra di dubbio un forte segnale di attaccamento alle proprie radici; proprio a partire dal linguaggio.

Come non ricordare, proprio oggi, il grande apporto dato dal “mitico” Totonno Chiappetta (mandaci appena puoi una carezza da lassù…).

Ci sono anche dei sacerdoti cosentini che per sottolineare una particolare situazione, non lesinano, nelle loro omelie domenicali di utilizzare la “nostra parlata locale”. Pure in politica il dialetto è abbastanza usato, i più anziani ricordano il fondatore della Democrazia cristiana cosentina, don Luigi Nicoletti, che nei suoi comizi, lo usava spesso e volentieri…, anche per attirare maggiormente l’attenzione e per strappare un sorriso ed un applauso. Negli anni della sua sindacatura l’on.le Giacomo Mancini lanciò un refrain con i suoi manifesti murali dal titolo “Ohi co’”; nella campagna elettorale per le regionali di 4 anni fa, l’on. Fausto Orsomarso puntò tutta la sua comunicazione politica con la frase, che divenne un tormentone, «Cinni vu bene ara Calabria».

Da un po’ di tempo è in voga un nuovo fenomeno…, le attività commerciali utilizzano per il proprio marchio aziendale parole e frasi dialettali…; iniziò un mobilificio di Andreotta con il classico «Risparmia e cumparisci», ora c’è anche un bar, in una traversa di corso Mazzini che si chiama «Nu café Pinù». Proprio nell’anno dell’Expo milanese sul cibo e l’alimentazione, alcuni negozi di gastronomia hanno deciso di sottolineare la propria cosentinità nel nome del locale si va da: «A Cannarutia» a «Nu quartu e nu stuaccu» per finire con «Muzzichi e mazzichi» su via Riccardo Misasi (ex via Roma); solo la toponomastica non si è ancora aggiornata… che peccato…

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