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POTENZA – Devo confessare che sono andato al forum dei giovani della Basilicata per capire il clima che si respira in tale movimento giovanile. La curiosità è stata in gran parte soddisfatta: ho avuto chiara la percezione di trovarmi avanti a tanti giovani con la voglia di comprendere la realtà in cui vivono e soprattutto con la consapevolezza della necessità di impegnarsi per cambiarla radicalmente, non ricevendo da essa risposte adeguate, in termini di condizioni di vita politica, culturale e lavorativa. Certo non mancano le ombre: il rischio che si possa essere omologati ad un sistema che ha grandi mezzi di coazione (finanziamenti, promesse di favori, ecc.) per piegare coscienze, per imporre obbedienze e sudditanze è sempre in agguato, ma posso dire serenamente di aver interloquito con molti giovani con la schiena dritta.
A loro mi sono rivolto, facendo notare alcuni concetti, idee, riflessioni che esplicito in questa sede per ampliare la relazione complessiva che mi sforzo di avere con interlocutori interessati. In estrema sintesi, la mia relazione si è incentrata sui seguenti punti:
1, la Basilicata ha buone condizioni per fare sviluppo sostenibile, green economy, salvaguardando l’ambiente, la salute dei cittadini, una crescita economica e civile di qualità; l’azione antropica ha compromesso poco il territorio, siamo dotati di importanti risorse naturali (acqua, petrolio, patrimonio paesaggistico) e,sia pure ancora per poco, di capitale umano che tendenzialmente sta diventando il vero fattore-limite dello sviluppo regionale. Abbiamo condizioni e vocazioni territoriali per costruire un modello di vita non alternativo ma integrativo a quello metropolitano, se sapremo valorizzare in maniera ottima le risorse di cui disponiamo.
2 , primo problema su questo versante è che non sappiamo cimentarci con questo obiettivo, le criticità che non riusciamo a fronteggiare in materia ambientale sono gravi e molteplici ed attengono alla carente opera di prevenzione, manutenzione ordinaria e straordinaria del territorio, pur essendo in Italia tra i più esposti a rischio idrogeologico e sismico. Il ceto politico e burocratico ha utilizzato, more solito, il territorio per farne terreno di scorribande clientelari per garantirsi la propria sopravvivenza, si veda la forestazione (im)produttiva, la gestione delle acque e dei rifiuti, dei consorzi di bonifica, delle royalties del petrolio, impiegate per fare spesa corrente e non per investimenti, in funzione di un welfare elettorale ed assistenziale, i villaggi chiusi nel turismo, veri e propri non- luoghi che consumano con residenze secondarie il territorio, senza apportare vantaggi rilevanti alla popolazione locale, la stessa città di Potenza, uno scandalo urbanistico a cielo aperto che drena risorse pubbliche verso il cemento del potere.
3, il problema della Basilicata non è quello della carenza di risorse, ma della loro cattiva utilizzazione per incapacità della sua classe dirigente che assomma colpa e dolo. Questa classe dirigente non sa fare sviluppo, non è strutturata per farlo. Il sottosviluppo conviene alla attuale classe dirigente, non innesca meccanismi di cambiamento nelle rappresentanze di potere.
4, il problema è che questo modello sostanzialmente parassitario basato su organizzazioni e prescrizioni che hanno radici nel familismo amorale, negli storici mali relazionali ( disconoscimento del merito, ricerca della protezione politica)spinge il cittadino lucano a dare il peggio di sé, sicchè ci si trova nella incredibile situazione in cui il convento è povero ed i frati sono ricchi, come direbbe Rino Formica.
5, occorre uscire ed il più rapidamente possibile da questo sistema in declino, in decomposizione che privilegia pochi e danneggia la stragrande maggioranza della popolazione, rigettando alle ortiche le ricette fin qui percorse della protesta sterile e della emigrazione o, peggio ancora, della fedeltà al sistema attuale. Occorre determinare una distruzione creatrice a tutti i livelli istituzionali, una catarsi, da cui ripartire per costruire un modello di società virtuoso. Vale per Potenza( e la dichiarazione del dissesto può essere una occasione) e vale per la Regione Basilicata, per citare due dei capisaldi su cui si regge l’attuale paradossale modello lucano.
Se non vogliamo essere commissariati dalla giustizia o dal centro, occorre che i luoghi terzi diventino i protagonisti del cambiamento, pensare che la politica si autoriformi è una pia illusione. L’invito è di entrare in tali consessi e con essi fare massa critica per entrare in politica. La libertà non è stare sull’albero è partecipazione( Gaber). Mi ha molto confortato vedere che molti giovani del forum sono scesi dall’albero. Mi auguro che imbocchino l’unica strada per avere un futuro, quella cioè del cambiamento che ovviamente esclude di andare a braccetto con il potere esistente.

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