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CATANZARO – Il tradizionle rapporto annuale sull’andamento dell’economia nella regione redatto da Bankitalia non lascia spazio a grandi dubbi. Quella disegnata dalla banca nazionale è una regione ancora nel pieno della morsa della crisi con diversi indicatori economici ancora negativi e una situazione complessiva che fa emergere come il sistema “Calabria” stenti ad uscire dalla palude della recessione.
CROLLA IL PIL REGIONALE DI QUASI 3 PUNTI PERCENTUALI – Esaminando il rapporto di BankItalia non si può non soffermarsi sul dato drammatico del crollo dell’economia calabrese rappresentato dal dato del prodotto interno lordo regionale. Nel 2013, infatti, il Pil è diminuito in termini reali del 2,8%. Se si fa un esame pluriennale si scopre che dal 2007 ad oggi «la perdita cumulata è pari al 13%, in linea con il resto del Mezzogiorno». A contribuire al peggiore andamento rispetto alla media nazionale sono stati il basso peso delle esportazioni e la maggiore dipendenza della spesa pubblica. Settori sui quali il rapporto ha focalizzato la propria attenzione sono stati quello agroalimentare e quello culturale. Il comparto agroalimentare calabrese, infatti, è il quinto in Italia in termini di valore aggiunto. Nel 2013 l’agroalimentare ha contribuito per quasi il 40% delle esportazioni regionali. Tra il 2007 e il 2013 le esportazioni del comparto sono cresciute del 5,1%, un tasso inferiore rispetto al Mezzogiorno e all’Italia, ma in controtendenza rispetto al calo delle esportazioni regionali. L’export dell’industria alimentare è cresciuto del 41,4%. Per quanto riguarda il settore culturale per Bankitalia potrebbe essere la chiave di volta per uscire dalla crisi costituendo uno dei pochi comparti in cui appaiono possibili sviluppi economici, in un periodo medio breve tenuto conto della forte presenza sul territorio di siti archeologici, musei ed attrattive culturali. Situazione diversa per gli altri comparti, dal manifatturiero, ai trasporti, specie il settore delle costruzioni, che anche quest’anno hanno registrato dati negativi. Per quel che concerne il turismo, le presenze sono diminuite del 4,3%. L’andamento negativo ha riguardato tutte le province, soprattutto Cosenza (-9,2%) e Reggio Calabria (-11%), tranne Vibo Valentia che ha registrato un +2,9%.
OCCUPAZIONE – Il primo dato dopo il Pil regionale che deve essere esaminato è quello dell’occupazione. Senza lavoro non si spende e se non si innescano i consumi il sistema economico non può decollare. Il dato fornito da Bankitalia ci dice che nel corso del 2013 gli occupati sono ulteriorimente diminuiti se si rapporta il dato all’anno precedente, di per sé già fortemente negativo, Si calcola una diminuzione del 6,9% rispetto al 2012 con il drammatico dato che la flessione «è stata maggiormente accentuata nella seconda parte dell’anno» con cio rendendo palese che, almeno nel 2013, di inversioni di tendenza non se ne parla. In particolare, l’occupazione della popolazione in età lavorativa, dai 15 ai 64 anni, è scesa al di sotto della soglia del 40%, raggiungendo il 39% e assegnando alla Calabria il record come ultima regione in Italia per l’occupazione. Il numero degli occupati è sceso sia tra gli uomini che fra le donne. Per i giovani, invece, tra i 15 ed i 34 anni, si registra una riduzione del 14%. Gli occupati sono calati in misura superiore tra i soggetti con bassi livelli di istruzione, per i laureati, invece, si evidenzia un calo del 4,9%. L’offerta del lavoro si è ridotta del 3,3% rispetto al 2012, dato superiore rispetto a tutto il Mezzogiorno e all’Italia. I disoccupati hanno raggiunto il numero di 151mila, pari al 22,2% delle forze di lavoro. La metà dei disoccupati calabresi è rappresentata da ex occupati in cerca di lavoro. La disoccupazione è cresciuta in tutte le fasce d’età ma tra i più giovani ha registrato il livello storicamente più elevato, pari al 56,1%. I Neet, i giovani tra i 15 e i 34 anni che non hanno un impiego né lo cercano, raggiungono il 40,1%. Su questo ha un peso anche la riduzione degli immatricolati all’università che, secondo i dati raccolti da Bankitalia, sono stati 11mila, con un calo del 31,3%.
SEGNALI POSITIVI DAL PORTO DI GIOIA TAURO – Se il livello di occupazione in Calabria sta progressivamente ma costantemente crollando qualche segnale positivo lo si registra in relazione all’attività del Porto di Gioia Tauro. Il rapporto, infatti, ha evidenziato che «c’è una ulteriore sensibile ripresa dell’attività di transhipment di container nel porto di Gioia Tauro» con un aumento, secondo dati dell’Autorità portuale, «pari al 13,4 per cento, che ha permesso di superare nuovamente la soglia di 3 milioni di Teus movimentati». Inoltre, «il trasbordo di autoveicoli ha raggiunto le 220 mila unità, in crescita del 51,9 per cento rispetto al 2012 – prosegue – grazie ai nuovi accordi con le compagnie produttrici stipulati dalla società che gestisce il terminal auto del porto». Non mancano, però, le perplessità «sul futuro permangono incertezze – è scritto nel rapporto – con riferimento alla realizzazione degli interventi che mirano a diversificare l’attività del porto rispetto all’attuale specializzazione nel transhipment, che espone Gioia Tauro alla accesa competizione degli altri scali del Mediterraneo e alle scelte delle maggiori compagnie mondiali di trasporto marittimo circa il disegno delle loro rotte».
CALA IL CREDITO ALLE FAMIGLIE – Il sistema bancario non supporta l’economia calabrese. Almeno questo è quanto emerge dal Rapporto visto che il livello di credito, sia per le famiglie che per le imprese, e basso così come bassa è la stessa domanda di credito. In particolare si assite ad un «calo che ha riguardato sia le famiglie consumatrici sia le imprese, con una flessione anche per quelle di dimensioni medie e grandi. La dinamica dei finanziamenti bancari a imprese e famiglie è stata condizionata sia dalla debolezza della domanda di prestiti, in particolare quella legata agli investimenti fissi, sia da condizioni di offerta che risentono dell’elevato rischio di credito e dell’incertezza sulle prospettive dell’attività economica». Ed in questo contesto, «i tassi d’interesse a breve termine applicati alle imprese, dopo essere aumentati nel primo trimestre, sono diminuiti nei mesi successivi riportandosi su livelli poco inferiori a quelli della fine del 2012. Il tasso di interesse medio sui mutui per l’acquisto di abitazioni si è ridotto». Infine «il flusso di nuove sofferenze è rimasto su valori elevati, specie nel settore manifatturiero e delle costruzioni».
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