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CATANZARO – Le aziende agricole attive in Calabria sono 137.790, pari all’8,5% del totale nazionale; la Superficie Aziendale Totale (SAT) e la Superficie Agricola Utilizzata (SAU) rappresentano rispettivamente il 4,1% e il 4,3% del dato nazionale. Sono alcuni dei dati diffusi oggi dall’Istat con i risultati definitivi del 6* Censimento generale dell’agricoltura per la regione. La dimensione media aziendale è cresciuta nell’ultimo decennio, passando da 3,2 ettari di SAU a 4,0 ettari nel 2010. L’azienda agricola con forma di conduzione diretta del coltivatore prevale sulle altre tipologie organizzative (96,9% dei casi). La struttura fondiaria è più flessibile, con uno slittamento verso forme di superfici in affitto; tuttavia il processo non è particolarmente dinamico: la gran parte delle aziende (l’84,7%) possiede solo terreni di proprietà nella misura del 64,4% della SAU. La quota prevalente delle giornate di lavoro standard è stata prestata dalla manodopera aziendale familiare (68%). La forza lavoro è costituita per il 72% da familiari del conduttore. La presenza di lavoratori stranieri rappresenta circa il 14% della manodopera extra-familiare. Il 73% dei capi azienda possiede un titolo d’istruzione pari o inferiore alla terza media o non ne possiede alcuno. Nove aziende su 10 investono in coltivazioni legnose agrarie, coprendo il 46% della SAU. Le aziende zootecniche diminuiscono nel decennio (-53%), in linea con la tendenza nazionale (-41%). L’allevamento bovino è presente nel 48% delle aziende zootecniche. Il 5% delle aziende presenta superficie destinata a colture e/o allevamenti biologici (2,7% in media Italia). Il quadro evolutivo dell’agricoltura calabrese degli ultimi tre decenni – sottolinea l’istituto di statistica – si caratterizza per il calo del numero delle aziende agricole e della superficie agricola utilizzata.

Nel 2010 – evidenzia l’Istat – risultano un numero di aziende e una estensione della SAU pari rispettivamente al 66% e al 76% di quelle censite nel 1982; in Italia i due valori sono pari nell’ordine al 52% e all’82%. Alla data del 24 ottobre 2010, in Calabria sono attive 137.790 aziende agricole e zootecniche (l’8,5% dell’Italia, terza regione dopo Puglia e Sicilia), di cui 10.189 (pari al 7,4%) con allevamenti di bestiame. Nel complesso, la Superficie Totale (SAT) risulta pari a 706.480 ettari (4,1% del totale nazionale) e la Superficie Agricola Utilizzata (SAU) ammonta a 549.253 ettari . Si riduce il numero delle aziende agricole (-21% rispetto al 2000), della SAU (-1%) e della SAT (-16%). La contrazione delle aziende agricole e della SAU in Calabria è molto più contenuta rispetto al Sud e all’Italia mentre la riduzione della SAT risulta molto più consistente. Nella graduatoria provinciale, Cosenza si colloca al primo posto per numero di aziende ed estensione delle superfici; occupano le ultime posizioni Crotone, per numero di aziende agricole, e Vibo Valentia, per l’estensione delle superfici. Mettendo a confronto i dati del censimento del 2000 con quelli del 2010, Catanzaro è la provincia in cui si registra la più alta riduzione di aziende (-28,7%), Vibo Valentia quella con il maggior calo di SAU e di SAT. La provincia di Crotone si distingue, oltre che per la riduzione relativamente limitata di aziende, soprattutto per la crescita della SAU e della SAT. Infine, in provincia di Reggio di Calabria la SAU aumenta e la SAT si riduce con tassi simili a quelli nazionali. 
La dimensione media aziendale in Calabria, nell’ultimo decennio, è passata da 3,2 a 4,0 ettari di SAU. Aumenta il divario con le regioni del Sud e, in particolare, con il dato nazionale che da 5,5 è passato a 7,9 ettari per azienda. In provincia di Crotone si rileva la dimensione media aziendale più alta (6,5 ettari), sostenuta dal citato aumento della SAU e dal contemporaneo calo del numero di aziende. La dimensione media minima si registra a Vibo Valentia (2,6 ettari) Le aziende medio-grandi (da 10 a 49,9 ettari di SAU), che costituiscono il 5,8% delle aziende calabresi, crescono di numero e al contempo aumentano l’ampiezza delle superfici coltivate. Aumenta anche il numero di aziende di più grande dimensione (50 ettari e oltre di SAU) ma la quota di SAU da esse posseduta rimane sostanzialmente stabile. In sintesi, per l’agricoltura calabrese i processi di ristrutturazione e trasformazione del tessuto produttivo sono stati meno intensi di quelli che hanno interessato il resto del Paese. Nella regione, in sostanza, la micro impresa resta la forma ancora oggi assolutamente prevalente: nella graduatoria nazionale della dimensione media aziendale la Calabria si colloca, insieme alla Campania, in coda a tutte le altre regioni, ad eccezione della Liguria (2,1 ettari per azienda). Nel 2010 la struttura fondiaria in Calabria risulta più flessibile che in passato, come in tutte le regioni, in virtù del maggiore ricorso a forme di possesso dei terreni diversificate ed orientate sempre più all’uso di superfici in affitto o gestite a titolo gratuito. La SAU in affitto rispetto al 2000 cresce da 16.620 a 43.469 ettari, quella in uso gratuito aumenta da 14 mila a circa 22 mila ettari. 
Tali incrementi, – si fa rilevare – che per le superfici in affitto risultano superiori a quelli registrati in Italia, si spiegano in parte con la creazione di nuove aziende a seguito di specifiche misure incentivanti decise nell’ambito della Politica Agricola Comunitaria (PAC). Tuttavia la distribuzione delle aziende per titolo di possesso dei terreni mostra ancora una netta prevalenza della proprietà (84,7% delle aziende con una quota pari al 64,4% della SAU. Le unità agricole e zootecniche della Calabria continuano ad essere in prevalenza fondate su aziende nelle quali il conduttore gestisce direttamente l’attività agricola (96,9% delle aziende ). La distribuzione delle aziende e della SAU per forma giuridica mostra una significativa crescita degli investimenti da parte di società di persone o di capitali e di cooperative. Le aziende condotte in forma societaria, pur essendo meno dell’1%, coltivano il 6,7% della SAU con un aumento di 3,7 punti percentuali rispetto al 2000. La consistenza economica di tale forma giuridica in Calabria permane, tuttavia, ancora limitata se confrontata con la realtà nazionale in cui il 17,7% della SAU complessiva è gestito da aziende costituite in forma societaria. Le aziende agricole che dispongono di computer o di altra attrezzatura informatica finalizzata all’attività aziendale sono l’1% del totale delle aziende censite, mentre a livello nazionale il fenomeno interessa il 3,8% delle aziende.

Il censimento dell’agricoltura del 2010 ha raccolto per la prima volta informazioni sulla manodopera straniera nel settore. I lavoratori stranieri, in Calabria, sono 13.606 pari al 13,7% della forza lavoro non familiare. Per quanto riguarda il tipo di contratto, gli assunti in forma saltuaria rappresentano circa la metà del totale (49,6%), quelli non assunti direttamente dall’azienda sono il 41,6% mentre la quota residua (8,8%) riguarda coloro che lavorano in azienda in forma continuativa. Nella provincia di Cosenza si registra la maggiore incidenza di lavoratori stranieri (17%) e la percentuale più ridotta di occupati in forma stabile (4%); a Crotone, invece, tali variabili pesano, rispettivamente, per il 13,7% e il 20,3%. In Calabria la percentuale di lavoratori provenienti da paesi UE è sempre prevalente, indipendentemente dal tipo di contratto, con un picco per i lavoratori non assunti direttamente in azienda (19,3%). In Italia i cittadini europei prevalgono nelle forme di contratto più flessibili mentre sono relativamente più numerosi i cittadini extraeuropei tra la manodopera aziendale assunta in forma continuativa (12,4%).

Il quadro del sistema agricolo calabrese appare sempre più dominato da aziende che investono nelle coltivazioni legnose agrarie: il loro peso sul totale delle aziende passa dall’86% nel 2000 al 91% nel 2010, portando la quota di SAU destinata a legnose agrarie dal 42% al 46%. Per quanto riguarda le altre tipologie di coltivazioni, in Calabria si evidenzia una rilevante diminuzione dell’investimento in seminativi in termini sia di aziende (dal 42% al 34%) sia di superficie coltivata (dal 32% al 28% della SAU); gli orti familiari sono presenti nell’11% delle aziende (erano il 20% nel 2000) con quote minime di superficie investita; i prati permanenti e pascoli sono coltivati dal 13% delle aziende (14% nel 2000) mentre la percentuale di SAU si attesta sullo stesso valore (25%) a fine e inizio decennio. 
Cosenza e Vibo Valentia – emerge dal censimento – sono le province con il maggiore numero di aziende che rinunciano all’orto familiare (-60%) e alla relativa superficie (rispettivamente 61% e 46%), Crotone mostra i tassi di riduzione più contenuti (-36% per il numero di aziende e -21% per la superficie). Con riferimento ai prati permanenti e pascoli la Calabria presenta variazioni negative molto più contenute rispetto all’Italia; -30% le aziende, mentre la superficie resta fondamentalmente invariata (-0,1%); a livello nazionale il numero di aziende si riduce del 45% e la superficie dello 0,6%. Nella provincia di Crotone si registra la contrazione più limitata nel numero di aziende (-8%) e la crescita più consistente della superficie (+60%). Va sottolineato che la superficie investita in prati permanenti e pascoli si riduce solo nelle province di Cosenza (-21%) e Vibo Valentia (-28%). Le coltivazioni legnose agrarie (comprendenti l’olivo, la vite, gli agrumi e i fruttiferi) sono presenti nella quasi totalità delle aziende calabresi (9 aziende su 10); queste ultime hanno una dimensione media pari a 2 ettari, in aumento di 0,4 ettari rispetto al 2000. I seminativi sono coltivati dal 34% delle aziende su una superficie media di 3,4 ettari, in crescita di un ettaro rispetto a dieci anni prima. I prati permanenti e pascoli, infine, presenti nel 13% delle aziende censite, sono di dimensione media elevata (8 ettari), cresciuta di 2,4 ettari nell’ultimo decennio. La provincia di Crotone evidenzia la dimensione media aziendale più alta in tutti i gruppi principali di coltivazioni (per le legnose agrarie è pari a 2,5 ettari per azienda, per i seminativi a 6 ettari, per i prati permanenti e pascoli a 12 ettari). Valori medi minimi caratterizzano, invece, le realtà aziendali della provincia di Reggio Calabria nel caso dei seminativi (1,9 ettari per azienda) e di Vibo Valentia in riferimento alle coltivazioni legnose (1,6 ettari per azienda) e ai prati permanenti (1,7 ettari per azienda).
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