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Di SARA LORUSSO – Le primarie, dice, non sono solo il miglior strumento a disposizione, ma nel caso specifico anche l’unica via che ha il centrosinistra per fare sintesi. Roberto Falotico candidandosi a sindaco con il centrosinistra – senza sigle ma lanciando un appello a quell’area – ha inevitabilmente rotto una fase di stasi e attesa nello schieramento. Più sigle del centrosinistra hanno chiesto le primarie per scegliere il candidato sindaco, ma il Pd ha cercato – sta cercando – di proporre un candidato forte da poter raccogliere il sostegno anche degli altri partiti.
Con Falotico in corsa, le primarie sembrano invece dietro l’angolo. Sembrano.
«Quello che faccio è offrire la mia candidatura alla città». “Potenza condivisa” sarà il suo slogan. Contrario, in genere, ai ritornelli vuoti. Spiega che le primarie serviranno anche a costruire un programma di coalizione pieno di senso. Per carità, certo che conta il dialogo interno ai partiti e ai movimenti, «ma credo che a poco più di due mesi dalle elezioni sia venuto il momento di iniziare a ragionare sui vari temi che dovranno provare a rilanciare il ruolo del capoluogo».
La premessa è la stessa per chiunque deciderà di accettare la sfida amministrativa potentina. «Una situazione di bilancio non certo florida, che porrà di fronte a complesse scelte di gestione. Ma questa è l’ora della responsabilità e non della paura».
Si racconterà meglio durante un incontro pubblico. Nel frattempo usa la lettera aperta per ricordare il legame con Potenza. «Vivo ogni giorno la città, i suoi luoghi di aggregazione, il centro storico e le periferie, e colgo da tempo un malessere generalizzato. Un malessere che comprendo ma che non può tradursi in un atto di colpevolizzazione a senso unico, rivolto a chi amministra. L’operato di un’amministrazione si può e si deve criticare, ci mancherebbe, ma senza sottrarsi a un senso di responsabilità che ci deve portare, tutti, a riflettere su ciò che possiamo fare per questa città, ognuno per la sua sfera di competenza».
Ripartire, suggerisce, «da qui, dal noi e da adesso». Ma sa anche che in campagna elettorale sarebbero diversi i segni del passato a fare capolino. A partire dall’impegno con l’opposizione fin dalle precedenti amministrative. «Non ho mai nascosto un certo malessere nel Pd, in quel Pd. Poi fu malessere nel centrosinistra lucano. Ma ho fatto una lunga quarantena». Necessaria per il rientro al governo, quello regionale. «Un momento, non mi sono mai permesso di chiedere una postazione. Sono stato chiamato, piuttosto, e ho scelto di provare a seguire una fase delicata, in un settore, quello del lavoro e della formazione, dove qualche cosa di buono lo abbiamo fatto. Penso al reddito ponte, per esempio».
In quel periodo era già naufragato il progetto Per, messo in piedi con altri moderati e consiglieri regionali alcuni mesi prima. L’idea era cercare una casa comune nel centrosinistra, di indirizzo riformista e ispirazione cattolica. In tanti non ce la siamo sentita di continuare, era diventato per alcuni un contenitore utile alla contrattazione di postazioni. Non era questo lo scopo per cui era nato il progetto».
E come la mettiamo con Rimborsopoli? Falotico è uno degli ex consiglieri regionali finiti nell’inchiesta. Come potrà candidarsi? «Non avvierò nessuna campagna senza prima spiegare che in questo Paese c’è diritto di accusa, ma ce n’è anche uno di difesa. Un rinvio a giudizio o indagine non possono consegnare il ruolo di colpevole». Racconta lui che, ricorda, ci è già passato. Era anni fa, ai tempi dell’indagine sul fallimento del Grande Albergo. «Poi mi sono vista rimborsata l’ingiusta detenzione con 19 milioni di lire. Ecco, credo che la giustizia esista, credo nelle istituzioni, ma so anche che non si può usare un tema simile nel dibattito, come puntello per l’avversario, non senza almeno che sia arrivata prima una condanna». Non sarebbe facile, comunque, condurre una campagna elettorale con il processo in corso. «Sarebbe difficile solo per chi crede di aver sbagliato. Io ho portato prove in tribunale e sono sicuro di essermi attenuto ai regolamenti del consiglio e alle norme».
A proposito di consiglio, il gruppo comunale dei Dec che in Falotico ha avuto sempre un punto di riferimento ha cambiato atteggiamento, abbandonando l’opposizione rigida. «Nel 2009 ci siamo guadagnati sul campo la presenza in aula, siamo stati corretti, fermi, ma responsabili. Abbiamo aperto il dialogo, fatto riflessioni e se abbiamo approvato provvedimenti come il bilancio è perché capiamo quanto sia delicata la situazione del Comune». Ed è lì che vuole andare a dare un contributo.
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