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ROMA – Le motivazioni della sentenza della Corte di Cassazione sul processo banche e usura aprono alle aziende dell’imprenditore Nino De Masi la strada del risarcimento civile. La sentenza arrivata nel dicembre scorso, infatti, nonostante l’assoluzione di tre banchieri, ha dato il via al risarcimento per tassi usurari sull’applicazione del massimo scoperto. «Le circolari e le istruzioni della Banca d’Italia non rappresentano – si legge nella motivazione della sentenza – una fonte di diritti ed obblighi e nella ipotesi in cui gli istituti bancari si conformino ad una erronea interpretazione fornita dalla Banca d’Italia in una circolare, non può essere esclusa la sussistenza del reato di usura sotto il profilo dell’elemento oggettivo». Il “decreto sviluppo”, convertito in legge lo scorso luglio, «ha introdotto un regime maggiormente favorevole agli istituti di credito in relazione al reato di usura» ma non ha effetto «retroattivo» e, dunque, delle nuove norme che hanno elevato il tasso effettivo globale (teg) del credito non possono giovarsi i vertici degli istituti bancari in caso di denuncia da parte di imprese o privati che lamentano l’applicazione di interessi usurari. 

La Cassazione, quindi nel motivare la sentenza ha preso in esame anche le nuove norme di regolamentazione del mercato del credito. Il no alla retroattività delle nuove norme è stato pronunciato in risposta al ricorso con il quale l’ex banchiere Cesare Geronzi, in un processo per usura per fatti addebitatigli quando era presidente della Banca di Roma su denuncia del gruppo imprenditoriale calabrese De Masi, ne chiedeva l’applicazione. «La portata dell’intervento innovativo sulla determinazione dei criteri di individuazione del tasso soglia e la mancanza di norme transitorie, – si legge nella motivazione – certamente non dovuta a disattenzione, denotano che si è voluto dare alla normativa (che ha introdotto un regime maggiormente favorevole agli istituti di credito in relazione al reato di usura) operatività con esclusivo riferimento a condotte poste in essere dopo la sua entrata in vigore, senza produrre effetti su preesistenti situazioni, regolate dalla normativa precedente». 

Per effetto di questa decisione della Suprema Corte – che ha assolto Geronzi, Luigi Abete presidente di Bnl e l’ex presidente di Antonveneta Dino Marchiorello con la formula «perchè il fatto non costituisce reato», data l’esistenza di controverse indicazioni della Banca d’Italia – si apre comunque la strada alle azioni civili del gruppo De Masi per risarcimento danni nei confronti delle tre banche che, pur in assenza di condanna penale per i loro vertici, dovranno risarcire i danni per aver prestato soldi a tassi usurari dal 1997 alla fine del 2002. In proposito la Cassazione spiega che per l’usura essendo «comunque un illecito avente rilevanza civilistica, non rileva, ai fini risarcitori, che non sia stato accertato il responsabile penale della condotta illecita, in quanto l’azione risarcitoria civile ben potrà essere espletata nei confronti degli istituti interessati che rispondono, comunque, del fatto dei propri dipendenti». «Sono felice!» Ha commentato Nino De Masi. «Dopo 10 anni di battaglie legali senza limiti e danni per 50 di milioni di euro e il sacrificio di centinaia di posti di lavoro posso sperare di riprendermi la mia dignità e ritornare a fare il mio mestiere: l’imprenditore. La mia fede mi ha sempre accompagnato e insegnato ad aver fiducia nella giustizia che con questa sentenza, pur assolvendo il tre banchieri, ha riconosciuto giuste le mie battaglie». 

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