La riunione del Consiglio regionale, anche ieri da remoto
4 minuti per la letturaPOTENZA – Nel giorno in cui si compatta sul no al deposito di scorie nucleari, il Consiglio regionale conferma un’anomalia in seno alla maggioranza di centrodestra: Giovanni Vizziello (FdI) ha infatti votato no alla riforma dei consorzi industriali. Il disegno di legge approvato a maggioranza in una seduta da remoto (con 10 voti favorevoli di Acito, Aliandro, Baldassarre, Bardi, Bellettieri, Cariello, Coviello, Piro, Quarto e Sileo) sancisce lo scioglimento del Consorzio industriale della Provincia di Potenza e la costituzione della società Aree produttive industriali della Basilicata SpA: «Il capitale sociale è detenuto interamente dalla Regione Basilicata ed è determinato inizialmente in 5 milioni di euro», spiegano da via Verrastro, mentre «per quanto concerne il personale, alla società è trasferito quello attualmente impiegato presso il Consorzio di Potenza».
ALTRI TRE SEGNALI POLITICI – Ma dietro il maquillage gestionale c’è un passaggio politico non da poco: Vizziello – che ieri, già nel corso delle votazioni agli emendamenti del ddl Api-Bas si era astenuto ma aveva comunque contribuito al raggiungimento del numero legale (dopo che in passato proprio il suo abbandono aveva portato alle dimissioni, poi rientrate, dell’assessore Cupparo) – ha motivato il suo no in una lunga nota. «Nessuna motivazione di carattere personale nei confronti dell’assessore Cupparo – ha chiarito Vizziello –, ma solo l’attenta e rigorosa analisi del testo normativo hanno determinato e determinano a tutt’oggi il mio scetticismo».
Dubbi simili ai tanti rilanciati dalle parti sociali audite in commissione. «Tutti poteri forti che ostacolano il cambiamento o, molto più realisticamente, strutture terze chiamate ad orientare il legislatore regionale verso comportamenti improntati alla legalità e al buon andamento?» incalza ironicamente Vizziello, che aggiunge: «Certo le legittime aspettative dei lavoratori del Consorzio di Potenza sono e devono essere in cima alle preoccupazioni di tutti noi, al pari delle esigenze delle imprese che pretendono servizi di qualità. Ma quello che deve essere chiaro una volta per tutte è che il modo migliore per garantire il soddisfacimento di tali interessi non può che essere il rigoroso rispetto della legge e delle procedure dalla stessa contemplate, mettendo al bando le scorciatoie, che promettono risultati immediati e che, alla lunga si rivelano ben più dannose dei mali che si propongono di superare».
Ma lo strappo del consigliere di Fratelli d’Italia non è il solo segnale arrivato dalla seduta di ieri: anzitutto la conferma di quanto scritto ieri dal Quotidiano del Sud sulla organicità del consigliere Trerotola al centrosinistra (il candidato governatore ha votato sempre con le opposizioni), poi l’assenza del presidente del Consiglio Carmine Cicala accanto a quella del consigliere, anch’egli leghista (“dissidente”) Massimo Zullino, sul quale bisogna comunque dire che sabato scorso ha comunicato di essere risultato positivo al Covid.
Nel corso del dibattito, Braia e Leggieri hanno lamentato di aver ricevuto comunicazione degli emendamenti Api-Bas solo 20 minuti prima del voto, ovvero alle 19 (Baldassarre ha rimandato al protocollo, ore 16.15) e il consigliere renziano ha definito la nuova Spa «un doppione di Sviluppo Basilicata». Per Acito si tratta di «una legge quadro da riempire di contenuti».
IL “NO” UNANIME AL DEPOSITO NUCLEARE – Ma ieri come detto è stato anche il giorno in cui il Consiglio – su iniziativa dell’ufficio di Presidenza – ha approvato all’unanimità una risoluzione sulla localizzazione del deposito nazionale di stoccaggio per le scorie nucleari, che sarà inviata al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Nel documento si fa riferimento «alle 67 aree individuate in Italia», tra cui «diversi comuni della Basilicata». Con il documento il Consiglio regionale «impegna la Giunta regionale a praticare ogni utile iniziativa finalizzata a far desistere il Governo da ogni possibilità di allocare sul territorio regionale il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, nominando una cabina di regia composto da persone in possesso delle competenze tecnico-scientifiche, nonché giuridiche, atte a scongiurare detta eventualità e promuovendo forme di partecipazione democratica della comunità regionale», e a «raccordare e supportare le iniziative congiunte con i Comuni direttamente coinvolti al fine di predisporre le necessarie osservazioni da presentare alla Sogin».
Con la risoluzione si chiede infine al presidente del Consiglio regionale di «coinvolgere, mediante i poteri di rappresentanza a lui attribuiti l’intera assemblea, nel prendere nella dovuta considerazione le istanze rappresentate che determinano e giustificano l’assoluto diniego della Basilicata allo stoccaggio delle scorie nucleari italiane sul proprio territorio». Tra gli interventi, Mario Polese (Italia Viva) ha chiesto a Cicala di inglobare nel testo della risoluzione sul deposito nazionale dei rifiuti radioattivi le ragioni contenute nel documento congiunto dei sindaci lucani e pugliesi.
In serata il Consiglio ha anche approvato la legge proposta da Cariello (Lega) sulla dismissione del patrimonio della riforma fondiaria: l’obiettivo è rinviare a un regolamento il prezzo di vendita dei fabbricati, annessi e le opere insistenti sui terreni. Il Consiglio regionale, intorno alle 21,30, è stato aggiornato a data da destinarsi dopo una sospensione causa sanificazione.
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