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Pubblichiamo l’anticipazione della conferenza su “Naturalismo e religione in Bernardino Telesio” che il professor Roberto Bondì terrà oggi nel salone degli specchi del Palazzo della Provincia di Cosenza, alle ore 17 e 30, in occasione delle celebrazioni telesiane.
di ROBERTO BONDÌ
Sincero credente o dissimulatore? Filosofia pia o radicalmente anticristiana? Da sempre su domande di questo tipo si confrontano gli studiosi di Telesio. Spesso trascurando lo sfondo culturale nel quale il filosofo cosentino elabora le proprie idee. Certo, le risposte vanno cercate, per quello che è possibile, nei suoi testi. Ma questi testi vengono concepiti e scritti in un periodo drammatico – non lo si dovrebbe mai dimenticare – che partorì una Riforma e soprattutto una Controriforma. Il tema della dissimulazione è al centro della cultura dell’Umanesimo e del Rinascimento e sarà anche al centro della cultura del Seicento. Basti pensare a Newton, che – come ha affermato Paolo Rossi in splendide pagine dedicate a questo tema – era «un dissimulatore a tempo pieno»: «Newton credeva in Dio e nella Bibbia, ma era – segretamente – su posizioni decisamente eretiche. Per tutto il corso della sua vita tenne accuratamente nascoste molte delle sue idee su Gesù Cristo e sul cristianesimo e, sul terreno delle convinzioni religiose, adottò l’atteggiamento di avanzare mascherato che era stato teorizzato da Descartes». Telesio mantenne per tutta la sua vita un atteggiamento molto devoto. Fu sempre pronto a manifestare la sua sottomissione alla Chiesa di Roma. Una volta scrisse anche che sarebbe stato disposto a bruciare tutte le sue opere quando gli fosse stato mostrato che non erano «piene di pietà christiana». Ma Telesio sapeva anche le sue tesi naturalistiche non erano conciliabili col cristianesimo. La storia della tormetata scrittura di Telesio ci racconta di continue rielaborazioni, soppressioni, riadattamenti, che attestano un rapporto estremamente difficile con l’ortodossia. Che iniziò assai presto. Oggi lo sappiamo molto meglio di ieri, grazie a un documento eccezionale: la lettera che il 28 aprile 1570 Telesio inviò al cardinale Flavio Orsini. Sui testi telesiani si concentrarono sin dall’inizio dubbi e sospetti di vario genere. Telesio lì parla di «altre propositioni contra la religione» che sarebbero contenute nella prima stampa del De rerum natura (1565). E afferma che lo si accusa di considerare l’anima mortale e di negare che i cieli siano mossi dalle intelligenze. Telesio si difende come può. Ma queste tesi sono effettivamente desumibili dalle sue opere. Il confronto tra le versioni manoscritte e i testi stampati e tra i testi pubblicati nel passaggio da un’edizione all’altra fa emergere aspetti a volte sconcertanti. Un esempio. De rerum natura iuxta propria principia del 1586. Libro V, capitolo 40. Telesio ha già abbondantemente spiegato che nell’uomo è presente non soltanto un’anima corporea, tratta dal seme, cioè lo spiritus, ma anche un’anima creata e infusa da Dio che diventa forma dello spiritus e del corpo. Nel capitolo 40, Telesio sostiene che quella che chiamiamo razionalità non può essere attribuita a una sostanza del tutto incorporea e che non inerisce a nessun corpo. E chiude con la seguente frase: «Nessuna argomentazione dei peripatetici vieta di concepire come corporea l’anima che deriva dal seme». Il punto qui è: che cosa significa di preciso questa frase? Se non come corporea, in quale altro modo potrebbe essere concepita una sostanza che deriva dal seme? Se ci si prende la briga di andare a vedere che cosa scrive nel passo corrispondente rimasto manoscritto, il mistero svanisce e capiamo con grande chiarezza il clima di pressioni che ha avvolto la stesura del De rerum natura. Il passo corrispondente recita: «Nessuna argomentazione dei peripatetici vieta di concepire come corporea ogni anima». A proposito della questione dell’anima in rapporto al problema della censura, sono molto importanti le vicende legate alla tormentata stesura dell’opuscolo De somno, poi incluso insieme con il De rerum natura e il Quod animal universum, nell’Indice dei libri proibiti promulgato nel 1596. La natura del sonno viene compresa realmente soltanto se si conoscono le caratteristiche e le funzioni dello spiritus. Considerando che lo spirito è causa di tutte le funzioni che hanno luogo nell’organismo, è agevole rendersi conto che esso è soggetto a continuo affaticamento e anche a corruzione. Il sonno consiste nel ritrarsi dello spirito dalle diverse parti del corpo nei ventricoli del cervello, e la sua funzione essenziale è quella di consentire allo spirito di ricostituirsi. Inizialmente Telesio, stendendo questo opuscolo, aveva intenzione di dimostrare che le tesi esposte non erano contrastanti con la religione, e a questo proposito aveva avanzato la distinzione fra l’anima e semine educta e l’anima a Deo immissa che consentiva di differenziare in modo netto l’uomo dagli animali. In una delle copie che ci sono giunte, Telesio dedica alla «devota precisazione» un intero capitolo e spiega che quando parla di anima non si riferisce a quella a Deo immissa, ma a quella e semine educta, cioè allo spiritus. Il testo del De somno pubblicato da Antonio Persio nel 1590 invece non reca tutta questa discussione. È probabile che sia stato Telesio stesso a eliminare alla fine questi passi, com’è altrettanto probabile che in questa scelta sia stato indotto da una nota del revisore ecclesiastico nella quale si manifestavano perplessità: «Desidererei che queste cose fossero espresse più chiaramente, poiché sembra che riguardino anche la fede». Spesso pretendiamo, del tutto a torto, di dialogare con i filosofi del passato come se fossero nostri contemporanei. Finiamo così col dimenticare cose ovvie, o che dovrebbero essere ovvie, e col pensare che le loro scelte siano state dettate solo dalla logica stringente delle argomentazioni. Sarà bene non dimenticare che gli anni nei quali Telesio elabora il suo pensiero, e lo rende variamente noto, vedono l’istituzione del Sant’Uffizio, l’apertura e soprattutto la chiusura del Concilio di Trento, la nascita della Congregazione dell’Indice, la pubblicazione del primo indice ufficiale dei libri proibiti.
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